
18 Mag Interpretariato da remoto: luci e ombre di una pratica in ascesa
a cura di Luigi Borriello, con la collaborazione di Chiara Benzi e Laura Gervasi
Sull’interpretariato simultaneo da remoto – o RSI, acronimo di Remote Simultaneous Interpreting – sono stati versati fiumi di inchiostro virtuale: ne avevamo già parlato su questo blog un anno fa, quando abbiamo intervistato Nicoletta Spinolo nell’articolo “Interpretazione e innovazione: quali opportunità per il futuro?” ed è un argomento ricorrente nella mailing list dei soci TradInFo. Inoltre, la nostra associazione ha dedicato il mese di aprile all’approfondimento di questa modalità di lavoro offrendo alcuni webinar introduttivi sulle piattaforme di interpretariato da remoto.
“Io resto a casa”, compreso l’interprete
In questi mesi di chiusura forzata, gran parte del nostro mondo si è trasferito online. E, con la cancellazione dei convegni e dei grandi eventi, le piattaforme sul web sono diventate il surrogato domestico delle care vecchie cabine.
Il kit indispensabile dell’interprete da remoto ormai lo conosciamo: computer ad alte prestazioni, connessione a internet stabile – possibilmente tramite cavo Ethernet -, buone cuffie con microfono, massimo isolamento acustico nell’ambiente circostante e l’intramontabile blocco degli appunti con tante, tante penne.
Questa modalità di lavoro nasce promettendo grandi vantaggi: innanzitutto un grosso risparmio sul noleggio delle attrezzature tecniche, ma anche un graditissimo azzeramento dei tempi – e dei costi – di viaggio del professionista. Eliminare queste due voci di spesa rende sì più felice il cliente, ma aumenta anche le chance di accettazione del preventivo. Le piattaforme di RSI sono accessibili a chiunque a prezzi relativamente contenuti.
Non è tutto oro quel che luccica
Come spesso accade per le tecnologie emergenti, ci vuole tempo prima che si diffonda una consapevolezza adeguata dell’utilizzo corretto degli strumenti. In particolare, si sente molto la mancanza di linee guida e di buone pratiche condivise da tutti gli attori nel processo di interpretariato da remoto – interpreti, agenzie, relatori, tecnici – affinché questi strumenti siano fruiti al meglio delle loro possibilità e alle condizioni migliori.
A cominciare dagli aspetti pratici. La presenza fisica dei tecnici, che di norma fungono da angeli custodi dell’interprete durante un evento, è sostituita da quella dei tecnici virtuali messi a disposizione dalla piattaforma. Ciò non significa, però, che l’interprete sia immune da ogni preoccupazione. Avrà infatti un ruolo attivo nel monitoraggio del corretto funzionamento del proprio equipaggiamento, un pensiero che va ad aggiungersi alle non poche attività cerebrali che avvengono nella mente di un simultaneista al lavoro. Consiglio: far sottoscrivere prima una liberatoria che vi sollevi dalle responsabilità derivanti dagli inconvenienti tecnici vi risparmierà parecchi grattacapi.
Più in alto si parlava di equipaggiamento dell’interprete, che comprende ottime cuffie e il massimo isolamento acustico. Molti si dimenticano che questa regola vale per tutti, compresi i relatori. Prima di svolgere l’incarico, potrebbe valere la pena di far presente al cliente di dotarsi di attrezzature e condizioni ambientali adeguate: tradurre qualcuno con in sottofondo il traffico cittadino, porte che sbattono o bambini che piangono non è affatto divertente.
Cabina virtuale, isolamento reale
Certo, lavorare da casa è comodissimo, ma l’assenza di interazione fisica e visiva ha spesso ripercussioni notevoli sulla qualità del lavoro di interpretariato. Non dimentichiamoci che buona parte della comunicazione passa attraverso il canale non verbale e spesso l’interprete sente la mancanza di questi input visivi che apportano un discreto valore aggiunto al flusso di informazioni.
A ciò si aggiunge la mancanza di un compagno di cabina fisico, aiuto indispensabile non solo quando si tratta di appuntarsi nomi, numeri o citazioni. Spesso il cliente tira al risparmio e insiste per rinunciare al doppio professionista: una scelta che non tiene conto di eventuali imprevisti tecnici, per i quali la presenza di un secondo collega, che possa subentrare all’occorrenza, si rivelerebbe assai preziosa. È quindi importante sensibilizzare il nostro cliente – che sia un cliente diretto o un’agenzia – facendo presente che un solo interprete potrebbe non essere sufficiente a garantire la continuità del servizio.
Da remoto, ma a che prezzo?
E infine, il tasto più delicato: le tariffe. Quanto costa l’interpretariato da remoto? È giusto applicare tariffe diverse dalle modalità di lavoro in presenza?
Da una parte è vero, come abbiamo già citato, che l’online ci fa risparmiare in termini di attrezzature, spese di viaggio e abbattimento dei tempi morti. Questo, insieme all’idea che il professionista possa lavorare da casa propria, potrebbe indurre il cliente a richiedere un prezzo inferiore. Il rischio è quello di una percezione distorta del lavoro dell’interprete, un fenomeno che si registra in modo trasversale in tutti i contesti di smart working: ossia che il lavoratore da remoto faccia meno di quanto farebbe in ufficio. Sappiamo benissimo che non è così, che la preparazione richiesta per svolgere l’incarico è la stessa, al di là dalla modalità di esecuzione.
Anzi, una riflessione è d’obbligo. Il lavoro del simultaneista è già, per sua natura, molto stressante. Se a ciò aggiungiamo il praticarlo per ore davanti a uno schermo, diventa ancora più usurante e richiede uno sforzo considerevole. Anche questo è un fattore da prendere in considerazione quando ci si ritrova a contrattare sulle tariffe.
Non c’è ombra di dubbio: tutti noi non vediamo l’ora di riprendere la nostra vita di prima e con essa anche il lavoro in convegni ed eventi in presenza. Tuttavia, come dicevano le nostre nonne, “impara l’arte e mettila da parte”. Oggi, con l’apprendimento delle piattaforme online di interpretariato da remoto, ci si apre una nuova possibilità e, con essa, una potenziale fetta di mercato. Non lasciamocela sfuggire, pur pretendendo sempre condizioni adeguate.
Note finali
Alcune delle informazioni presentate in questo articolo sono tratte dall’aperitivo virtuale TradiNoi del 12 maggio scorso, in cui alcuni soci TradInFo si sono confrontati sul tema dell’interpretariato da remoto.
La tua opinione
Cosa ne pensi di queste riflessioni? Qual è la tua esperienza con l’interpretariato simultaneo da remoto? Commenta questo post blog sulla pagina Facebook di TradInFo e, se ritieni che questo articolo sia stato utile o possa essere oggetto di un dibattito, ricorda di condividerlo sui social network.
Michela Bertozzi
Pubblicato alle 14:20h, 18 MaggioGrazie, post come sempre molto interessante che soppesa luci e ombre di questo nuovo modo di lavorare…che in realtà per tanti non è poi così nuovo perché in alcuni casi, già prima del boom dovuto alla crisi Covid, RSI era una realtà consolidata
Sara Meservey
Pubblicato alle 14:46h, 18 MaggioLa discussione è molto interessante e presenta vari aspetti. L’AIIC ha appena pubblicato degli standard per i dispositivi tecnici da usare per il RSI. Sarebbe utile effettivamente elaborare queste linee guida di concerto tra tutte le associazioni di categoria.