Lavori complementari: non solo traduzione e interpretariato

persone compongono pezzi di puzzle

03 Lug Lavori complementari: non solo traduzione e interpretariato

A cura di Chiara Benzi

Nell’articolo di questo mese parliamo di attività lavorative complementari, quei servizi che si affiancano a una attività di traduzione e/o interpretariato con l’obiettivo di diversificare il rischio d’impresa e tutelarsi nel caso di una improvvisa interruzione o riduzione degli incarichi. 

Quello delle attività lavorative complementari è un mondo che ogni professionista prima o poi esplora; nel caso specifico di chi lavora come interprete e traduttore, la padronanza di più lingue e la sensibilità culturale proprie di questa professione sono spesso spendibili anche per offrire altri servizi. Da un lato può rappresentare una grande opportunità per coloro che sono agli inizi della carriera e vogliono percorrere varie strade per poi trovare la propria, dall’altro può rivelarsi fondamentale anche per chi ha già esperienza ed è alla ricerca di un cambiamento nel proprio portafoglio di servizi.

Per fare un primo passo all’interno di questo universo, abbiamo chiesto la collaborazione di cinque nostre socie (Bianca Santoro, Cristina Tormen, Irene Caramalli, Isabel Esbri Badillo, Nona Stanciu) che si sono prestate a rispondere a qualche domanda sull’argomento.

L’INTERVISTA

1) Quale/i attività svolgi oltre a quella di traduttrice e/o interprete?

Bianca: «Lavoro come guida turistica gastronomica (o per dirlo con i nostri amati anglicismi, food tour guide). In pratica, accompagno turisti, prevalentemente stranieri, durante un tour culinario che si svolge a tappe in 5 ristoranti diversi mentre racconto loro del nostro cibo e della nostra cultura e storia». 

Cristina: «Sono traduttrice e transcreator per il marketing, ma lavoro anche come copywriter SEO e sottotitolatrice. Attualmente, il copywriting copre circa il 35% del mio fatturato, quindi è diventata una parte consistente del mio lavoro. I sottotitoli (per video promozionali e cinema) sono invece ancora un’attività saltuaria, anche se spero diventi più consistente».

Irene: «Oltre a svolgere l’attività di interprete e traduttrice lavoro come respeaker, per la sottotitolazione in diretta di eventi in presenza e online a favore di persone sorde. Il respeaking è una tecnica di trascrizione che si basa sul riconoscimento vocale per produrre un testo scritto in presa diretta. Svolgo questa attività all’interno di un team formato da altre tre colleghe, tutte interpreti di conferenza. Come l’interpretazione simultanea, infatti, anche il respeaking prevede la sovrapposizione di ascolto e produzione orale, seppur a livello intralinguistico, oltre all’aggiunta della punteggiatura, così da rendere il testo fruibile in forma scritta. Il servizio viene svolto negli ambiti più disparati e richiede una preparazione specifica per ogni evento, in modo da “insegnare” al software di riconoscimento vocale eventuali termini tecnici e nomi propri non ancora presenti nel proprio vocabolario. Si tratta dunque di un’attività in parte affine all’interpretazione, volta però a rendere eventi, convegni e webinar accessibili per le persone con disabilità uditiva che non usano la lingua dei segni».

Isabel: «Oltre alla mia attività di traduttrice e interprete, da poco più di un anno lavoro anche come Messenger/Conference Staff member al World Food Programme delle Nazioni Unite. Il mio lavoro è molto trasversale, visto che, insieme agli altri membri del team, mi occupo di tantissime cose diverse riguardanti le conferenze all’interno dell’organizzazione. Le nostre mansioni sono molteplici: in primis, ci occupiamo della preparazione delle riunioni (principalmente ibride), quindi allestiamo la sala in cui viene svolto il meeting, accogliamo i delegati al loro arrivo, distribuiamo la documentazione pertinente agli interpreti, ammettiamo i partecipanti alla riunione online. Durante la riunione, siamo a disposizione sia dei partecipanti sia degli interpreti per qualsiasi cosa di cui possano aver bisogno e ci assicuriamo che la qualità del suono sia ottima per gli interpreti. Una volta finita la riunione, salutiamo i delegati e prepariamo la sala per il prossimo evento».

Nona: «Sono traduttrice freelance professionale (romeno/moldavo) con oltre 40 anni di esperienza in traduzioni e localizzazione nelle mie combinazioni di lingue e in diversi settori. Ho iniziato il mio percorso nel 1974 come interprete e traduttore ma, nel corso degli anni, la traduzione si è rivelata più consona alle mie corde e alla mia passione per le lingue studiate e ho tradotto alcuni libri che sono stati pubblicati. Lungo gli anni, alle traduzioni ho aggiunto competenze di marketing e di comunicazione grafica, e di esperta di viaggi (avendo la qualifica di Direttore Tecnico di Agenzia di Viaggi e Turismo dal 1988) nel turismo incoming che valorizza il made in Italy».

2) Come sei arrivata a svolgere questa/e attività? È avvenuto in modo casuale o sei andata consapevolmente in quella direzione?

Bianca: «Durante i due anni di pandemia, lavoravo come interprete aziendale e avevo un part-time. Siccome iniziavo a valutare l’ipotesi di aprire partita iva, ho pensato fosse meglio iniziare già a diversificare, proprio per far fronte a quei periodi di magra che in effetti non sono poi tardati ad arrivare nella vita da freelancer. La scelta di questa attività specifica nasce invece da un connubio di interesse e utilità. Innanzitutto, è un lavoro a chiamata, dunque non richiede un impegno a lungo termine né è particolarmente vincolante, infatti sono libera di accettare o meno le richieste volta per volta. Vi è poi un lato utilitaristico, per così dire: ascolto e parlo con persone che provengono da ogni dove (Australia, USA, Nuova Zelanda, vari paesi d’Europa, Messico, Israele solo per citarne alcuni), e questo è per me un modo per tenere allenata la produzione orale e l’ascolto in inglese (e con tanti tipi di accento e background culturale). Infine, si parla di cibo e si mangia in compagnia, che per quanto mi riguarda è la perfetta combinazione di attività che amo svolgere. Nota dolente: non sorprenderà sapere che la paga non è granché…ma almeno ci si consola con le mance!». 

Cristina: «Per quanto riguarda il copywriting, all’inizio è stato casuale: mi è sempre piaciuto scrivere e per un periodo ho tenuto un blog. Un’azienda con cui ero in contatto ha visto il mio blog e mi ha chiesto di scrivere alcuni brevi articoli da inserire nel suo sito, e io ho accettato. Il cliente era soddisfatto, così ho deciso di continuare su quella strada… Mi sono iscritta a un corso di SEO e a diversi corsi di copywriting per blog e web, e ho iniziato a pubblicizzare questo servizio sul mio profilo LinkedIn e sul mio sito. I risultati sono stati da subito positivi e sono riuscita a trovare nuovi clienti in poco tempo.

I sottotitoli sono stati una mia passione da sempre, in quanto amante del cinema. Ho fatto parte di un gruppo di fansubbing, con cui realizzavo sottotitoli per film non distribuiti in Italia, a titolo gratuito. Sono anche volontaria per TED translator, anche se ho avuto poche occasioni finora di collaborare. Nel 2021/22 ho partecipato a un corso di sottotitoli e traduzione audiovisiva organizzato dalla Cineteca di Bologna, per approfondire le mie competenze e cercare di ampliare la mia attività anche in questo settore».

Irene: «Il respeaking era uno dei contenuti trattati all’interno del corso dedicato alle tecniche di interpretazione della magistrale al DIT di Forlì e mi aveva affascinato molto fin da subito. Una ex collega universitaria aveva lavorato a una tesi sperimentale su questa attività e iniziato a svolgere il servizio per un’associazione di famiglie per la difesa dei diritti degli audiolesi, impegnata nella diffusione dei sottotitoli come strumento di inclusività. L’associazione aveva tenuto una conferenza all’Università per presentare la propria attività e raccogliere nominativi di studenti potenzialmente interessati. Alcuni mesi più tardi, sono stata contattata per unirmi al team di respeaker e, dopo un iniziale periodo di formazione sul campo, ho iniziato a svolgere l’attività regolarmente».

Isabel: «Ho trovato questo lavoro grazie alla mia università, che pubblicò un annuncio in cui ci informava che il WFP stava cercando giovani da aggiungere allo staff. Devo dire che il tutto avvenne in maniera molto casuale, dato che all’epoca non conoscevo molto bene la struttura di quest’organizzazione. Quando lessi la descrizione del lavoro, mi informai online e decisi di candidarmi visto che mi sembrò una bellissima opportunità di crescita sia professionale che personale».

Nona: «Le attività che svolgo sono complementari e trasversali con un percorso che ha seguito le mie inclinazioni, formazione, passioni. La innata curiosità e voglia di sapere mi hanno aiutato. E’ stato un percorso consapevole nel quale la formazione continua ha avuto da sempre un ruolo importante. Questo aspetto mi ha permesso di aggiungere valore a ciascuna attività (traduzioni, marketing, grafica, turismo) in modo reciproco e a vantaggio dei miei clienti finali. Ovviamente ci sono anche motivazioni legate al fatto che le mie combinazioni di lingue sono meno richieste e quindi le altre attività sono state, oltre che volute, necessarie».

3) Quali consigli daresti a chi sta pensando di aggiungere una seconda attività professionale?

Bianca: «Per quella che è la mia esperienza fino ad ora, consiglierei di trovare qualcosa che lasci libertà di movimento. Se, come nel mio caso, si è agli inizi della carriera da interprete freelance e si vuole far sì che questa diventi l’attività prevalente per non dire l’unica, penso sia importante non lasciarsi scappare nessuna nuova opportunità di lavoro o collaborazione, ed è quindi è fondamentale poter avere un’organizzazione del lavoro abbastanza flessibile».  

Cristina: «Consiglierei di scegliere un’attività correlata al proprio lavoro, ma anche a una passione o a un interesse personale, e seguire un percorso di formazione per specializzarsi il più possibile. Credo che diversificare i propri servizi sia una scelta giusta, soprattutto considerato quanto velocemente il nostro settore cambia e quanto impatto hanno le nuove tecnologie. L’importante e non avere paura di mettersi in gioco e imparare qualcosa di nuovo, a qualunque età!».  

Irene: «Avendo avviato l’attività di respeaker subito dopo la laurea, parallelamente a quella di interprete e traduttrice, non credo di poter dare un consiglio vero e proprio su come aggiungere un’ulteriore attività a quelle già svolte. Posso però sicuramente dire che uno degli aspetti principali che mi hanno permesso di  continuare a lavorare come respeaker negli anni è che, essendo un servizio richiesto per eventi sempre diversi, non prevede un impegno settimanale fisso e risulta quindi facilmente conciliabile con la nostra professione. Ovviamente, anche l’attività di respeaking è soggetta a periodi di picco, come gli interpretariati, ma il fatto di fare parte di un team consente di non dover rinunciare ad altri incarichi. Dunque, anche poter contare sul supporto di altre colleghe rappresenta un grande vantaggio quando si decide di svolgere una seconda attività professionale, per non svilupparla a discapito di quella principale».

Isabel: «Il mio primo consiglio è: buttatevi! Spesso io stessa mi chiedo: se dedico troppo tempo ad altre cose, non è che poi mi svio dalla mia carriera da interprete e traduttrice? Tuttavia, sono arrivata alla conclusione che ognuna di queste esperienze mi permette di arricchire sempre di più il mio bagaglio culturale e le mie conoscenze in diversi ambiti. Senza dubbio, la mia esperienza al World Food Programme ha contribuito e sta contribuendo sempre di più alla mia crescita professionale e mi sta permettendo di acquisire una vasta terminologia nelle mie lingue di lavoro».

Nona: «Non credo ci sia una ricetta che vale per tutti. Ognuno deve seguire le proprie inclinazioni, ma certamente la passione che ci si mette è determinante. Penso che le attività complementari possono essere in qualsiasi settore (mi riferisco ai traduttori che sono medici o ingegneri e che hanno aggiunto poi la traduzione), purché coinvolgano da un qualsiasi punto di vista (inclinazioni, formazione, passioni) e non devono essere necessariamente complementari».

LA TUA ESPERIENZA

Ringraziamo le nostre socie per aver condiviso le loro esperienze, che speriamo siano state fonte di spunti interessanti. Svolgi attività lavorative complementari? Come le hai scelte? Faccelo sapere nei commenti.

3 Commenti
  • Chiara Vecchi
    Pubblicato alle 08:00h, 04 Luglio Rispondi

    Che articolo interessante, grazie a Chiara e alle socie che hanno condiviso le loro esperienze! Mi sembrano molto interessanti le attività di guida turistica enogastronomica di Bianca e i copywriter di Cristina. Anche se non mi sentirei di chiamarla una vera e propria attività lavorativa complementare, ho svolto alcuni webinar per una piattaforma di formazione online e per alcune associazioni come ITI (Institute of Translation and Interpreting) e ITA (Israel Translators Association). Ho iniziato perché una collega con cui avevo fatto una chiacchierata online mi aveva suggerito di proporre degli argomenti questa piattaforma e ho scoperto che mi piace molto condividere la mia esperienza – facendoci anche qualche risata, che non guasta mai – e rispondere alle domande di chi ascolta.

  • Damaris Stroe
    Pubblicato alle 11:59h, 04 Luglio Rispondi

    Ciao Tradinf*, è bello conoscerci di più. Ho letto cose che non sapevo di voi. Grazie Chiara e grazie a chi ha partecipato.
    Una cosa che non avevo mai immaginato di fare nella vita sono le pratiche consolari. E’ successo durante la pandemia, Ho iniziato ad avere sempre più richieste e dopo aver rifiutato un certo numero ho capito che dovevo accontentare la piazza. Ho iniziato con l’iscrizione dei certificati di nascita e di matrimonio nei registri anagrafici stranieri matrimoni, poi i riconoscimenti dei divorzi., le procure, etc.

  • Cinzia Sani
    Pubblicato alle 16:39h, 04 Luglio Rispondi

    Un bellissimo articolo, pieno di spunti e idee interessanti. La condivisione delle esperienze è sempre una bellissima cosa. Grazie alle socie che hanno voluto condividere le loro storie. Per quanto mi riguarda, anche io come molti svolgo attività complementari, soprattutto di insegnamento, che negli ultimi anni ho scoperto appassionarmi più di quanto pensavo in passato. Sarà perché gli anni passano, ma ho sempre più voglia di lasciare qualcosa di ciò che so alle nuove generazioni e poter contribuire a formare nuovi traduttori mi dà sia l’opportunità che la soddisfazione di farlo.

Inserisci un commento