Le soft skill del traduttore

24 Set Le soft skill del traduttore

Nel post blog di settembre, parliamo delle soft skill del traduttore: le capacità trasversali necessarie per poter lavorare al meglio, le competenze che rappresentano quel valore aggiunto che arricchisce la nostra professione.

Soft e hard skill: competenze necessarie

Alzi la mano chi non si è accorto di quanto sia diventato competitivo il mercato della traduzione negli ultimi anni. Oggi le lauree in Traduzione e Mediazione Linguistica sono disponibili in moltissimi atenei italiani, e altrettanto ricca è l’offerta di corsi di formazione avanzata quali Master o seminari di traduzione settoriale.

Le cosiddette hard skill, cioè le competenze specialistiche e tecniche, sono ormai alla portata di tutti. Nel caso dei traduttori, stiamo parlando di competenze linguistiche, traduttive e nell’uso di strumenti CAT o altri ausili informatici. Come distinguersi dalla massa di professionisti, tutti ugualmente qualificati e competenti? 

Il segreto non è poi così segreto, dato che se ne parla da tempo, e sta nelle soft skill. Questo termine è usato in riferimento a capacità più trasversali, in parte attitudinali, come quelle di relazionarsi, gestire lo stress o essere creativi. 

Non esiste libro che possa trasmettere questo tipo di competenze. Esse sono il precipitato delle nostre esperienze di vita, degli incontri che abbiamo fatto, di attività che magari non hanno nulla a che vedere con l’ambiente di lavoro, ad esempio sport o viaggi, nonché dei nostri stessi errori.

Una ricerca del Standford Research Institute International ha appurato che il 75% del successo professionale a lungo termine dipende proprio dalle soft skill, e solo un esiguo 25% dalle competenze specialistiche. Inoltre, in un’indagine condotta da LinkedIn tra 5000 esperti di risorse umane, l’80% degli intervistati ha dichiarato che le soft skill contribuiscono in misura sempre più rilevante al successo delle aziende.

Anche in un contesto ben diverso da quello aziendale, come quello in cui opera il traduttore freelance, queste competenze trasversali possono rappresentare un fattore vincente per crescere come professionisti e, si auspica, conquistare i clienti. 

Le soft skill a cui non rinunciare

Oltre alle soft skill più note, come il lavoro in squadra, il problem solving e la persuasività, ce ne sono alcune che si sottovalutano o si ignorano completamente. Vediamone alcune.

  • Sapersi adattare

No, non significa accettare qualsiasi tariffa pur di portare a casa il preventivo. E neanche lavorare di notte o il fine settimana solo perché ci chiedono di farlo. L’adattabilità sana, che fa bene al nostro mestiere, è quella di ascoltare le esigenze del cliente per vedere cosa possiamo fare per risolvere i loro problemi. Ci è stato chiesto di dare priorità alle tempistiche? Forse potremmo anche rinunciare alla dodicesima rilettura. Il mercato si evolve e nascono nuove tecnologie? Potremmo valutare di imparare qualche nozione di post-editing o di SEO, per fare qualche esempio.

  • Rispondere con prontezza

Chi non ha mai provato quel misto di fastidio, irrequietezza e preoccupazione che solo un’e-mail senza riscontro può dare? Nessuno ama restare in attesa di una risposta. Per questo sarebbe buona cosa dare sempre un cenno di riscontro quando riceviamo un’e-mail di lavoro. E se siamo immersi nella foga di consegnare un lavoro grosso e proprio in quel momento ci chiedono un preventivo? Potremmo prenderci qualche secondo per dire che abbiamo ricevuto la richiesta e faremo sapere fra qualche ora.

  • Favorire un clima di lavoro piacevole

Pensate al vostro ristorante preferito, dove si mangia bene e vi sentite a casa. Lo sarebbe anche se il personale fosse perennemente sgarbato o svogliato, o se il titolare vi trattasse male? Difficile. Allo stesso modo, anche la migliore delle traduzioni perde di valore se chi l’ha scritta mostra atteggiamenti poco collaborativi, scontrosi o addirittura polemici. Non si tratta di essere ruffiani, ma di tenere un atteggiamento positivo. Scriviamo e-mail sorridenti. Che poi, alla fine, è quello che anche noi ci aspettiamo dagli altri.

  • Coltivare l’umiltà

Pensate a quel lavoro che ci ha fatto sudare sette camicie, ore passate a farci venire la traduzione giusta di quell’espressione, altrettante ore a cercare su Google l’equivalente di quel termine introvabile. Nonostante tutto, alla fine consegniamo con orgoglio. Ebbene, che dire se ci torna indietro zeppo di correzioni? O se il cliente ci sostituisce quei termini che abbiamo scelto con tanta cura? Accettare di aver commesso un errore può avere un gusto davvero amaro. Lo è ancor di più nel caso in cui non abbiamo proprio sbagliato, ma ci troviamo costretti a rinunciare alle nostre preferenze per piegarci a quelle del cliente o dell’equipe di colleghi con cui stiamo collaborando.

La tua opinione

Siamo consapevoli di non aver esaurito qui l’elenco delle soft skill essenziali per i traduttori. Secondo voi, quali mancano all’appello? Quali avete dovuto sviluppare nel corso della vostra carriera? Commenta questo post blog sulla pagina Facebook di TradInFo e, se ritieni che questo articolo sia stato utile o possa essere oggetto di un dibattito, ricorda di condividerlo sui social network.

A cura di Luigi Borriello

4 Commenti
  • Chiara Vecchi
    Pubblicato alle 19:24h, 24 Settembre Rispondi

    Grazie per questo bel post Luigi! Aggiungerei la sincerità, verso il cliente come verso i colleghi su temi come scadenze, tariffe, modus operandi e settori di specializzazione. Un approccio trasparente paga sempre 🙂

  • Damaris Stroe
    Pubblicato alle 12:34h, 26 Settembre Rispondi

    Ben detto Chiara 🙂

  • sonia
    Pubblicato alle 12:03h, 29 Settembre Rispondi

    Grazie dell’articolo, credo pero che si tratta soltanto di restare umani, avere comportamenti civili e educati verso colleghi e clienti, rispettare la deontologia professionale.. Certamente la correttezza, l’etica, la gentilezza, la creatività non sono materia di studio,
    Sono caratteristiche intrinsiche al nostro carattere, alla nostra esperienza soggettiva e alla nostra cultura.
    Classificare le nostre qualità soggettive in questo modo, sembra dare una funzione ‘ merceologica ’ a qualcosa che è frutto dalla relazioni sociali, attitudini doverose e allo stesso tempo naturali del vivere civile.
    Forse non ho colto bene il senso del cosi detto soft skill ? (gia l’uso di una denominazione in inglese, fa pensare)
    Grazie, molto interessante!!!

  • Elisabetta Zoni
    Pubblicato alle 18:49h, 30 Settembre Rispondi

    Grazie Luigi per questo post molto stimolante.

    Aggiungerei all’elenco:
    1. saper negoziare;
    2. essere neutrali e obiettivi (di fronte al testo ma anche al committente);
    3. capacità di ricerca (trovare informazioni, confrontare fonti, elaborare, riassumere, creare collegamenti).

    Devo dire però che sono stupita dal risultato dello studio di LinkedIn, secondo cui le soft skills sarebbero molto più importanti delle hard skills, cioè nel nostro caso del saper tradurre (!), per il 92% degli intervistati.
    Personalmente rientro invece in quella minoranza ‘vecchio stile’ per cui, fatte salve correttezza professionale e buona educazione (che non credo possano rientrare nelle soft skills), le competenze hard, cioè quelle traduttive, sono più importanti delle soft, diciamo in una proporzione rispettivamente del 60% e 40%.

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