
29 Mag L’errore in traduzione, da questione di gusto a questione di vita o di morte
a cura di Elisabetta Zoni
Fare tesoro degli errori
“Sbagliando si impara”, dice un antico adagio che oggi sembra aver subito uno spostamento di accento, anche semantico, ribaltandosi in “si impara sbagliando”. Si diffonde sempre più l’idea dell’errore come qualcosa non solo di fisiologico ma di positivo: dopotutto l’errore è un tentativo e, come tale, ci segnala che un processo di evoluzione è in atto. È insomma una fase necessaria, connaturata a ogni innovazione e progresso. Sempre meno, quindi, lo si liquida tout court con giudizi di valore negativi, come mera devianza o anomalia e, quando possibile, si tende a non adottare un approccio normativo e sanzionatorio nei suoi confronti. Come avviene da sempre nelle scienze e nell’arte, oggi anche in ambito commerciale, industriale e ovunque si lavori su un progetto, spesso gli errori non vengono archiviati in fretta e furia o nascosti sotto il tappeto, ma analizzati e sfruttati come occasioni di crescita e di innovazione, in una parola: valorizzati.
Un paio di esempi emblematici: a Helsingborg, in Svezia, è appena nato il Museum of Failure, dedicato ai più clamorosi, ma anche interessanti, fallimenti in campo commerciale.
Un po’ più vicino a noi, a Bologna, da qualche anno si tiene l’Error Day, una manifestazione che è una vera e propria celebrazione dell’errore in tutte le sue sfaccettature.
Una miscellanea di letture in rete
Questo slittamento da un approccio prescrittivo a uno descrittivo e da una valutazione negativa a una neutrale o positiva dell’errore, si osserva da alcuni decenni anche in linguistica e nella didattica delle lingue. Vi propongo una lista di letture sul tema dell’errore in traduzione – e sulle sue conseguenze, piccole e grandi, negative e non solo (e non per forza).
Italiano corretto 2017
Iniziamo con la seconda edizione del convegno Italiano Corretto, che si è svolta a Pisa il 12 e 13 maggio scorso, una due giorni che si propone di riflettere sull’evoluzione della nostra lingua in relazione al concetto della correttezza linguistica e della sua percezione.
La socia TradInFo Cinzia Sani, presente al convegno, ce ne parla all’interno di uno stimolante post del suo blog dal titolo «Errare humanum est… e a volte è pure utile».
L’errore nei suoi aspetti creativi è uno dei temi affrontati da Stefano Bartezzaghi nel suo intervento al convegno. Qui «La lingua è questione di consapevolezza», un’intervista rilasciata a latere del convegno.
Federica Aceto, il cui contributo verteva sull’italiano scorretto delle traduzioni, in questa intervista parla fra l’altro del famigerato traduttese: «La lingua ideale non esiste: intervista a Federica Aceto»
Per sorridere
Particolare cautela va consigliata a chi voglia cimentarsi con la traduzione di J.R.R. Tolkien: l’Associazione italiana di studi tolkieniani, infatti, non dimentica, anzi tiene minuziosamente traccia di ogni errore di traduzione riscontrato nelle versioni italiane dei libri del padre del genere fantasy.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e in particolare della traduzione neurale di cui abbiamo parlato il mese scorso sul blog TradInFo, prepariamoci a dire addio ai bizzarri e spesso esilaranti errori dei traduttori automatici: qui 50 disastri di Google Translate raccolti da Wired.
Al momento però, in assenza non solo di traduttori umani, ma anche del più banale controllo sulle traduzioni sfornate da Google Translate, può capitare che il sito della fiera di un ortaggio tipico galiziano, il grelo, pubblicizzi un a dir poco imbarazzante “festival del clitoride”, qui l’articolo di The Guardian.
Per riflettere
Forse per noi interpreti e traduttori è più faticoso considerare l’errore nella sua positività, dal momento che può costarci molto caro, in tutti i sensi: siamo infatti valutati dai nostri clienti in primis sulla base dell’accuratezza semantica di ciò che produciamo e, solo in seconda battuta, per la sua originalità o creatività.
Cercando materiale sull’errore nel rapporto fra clienti e traduttori ci si imbatte nel post di un blog molto interessante, tenuto da un traduttore che è anche studioso di diritto internazionale: «Errori di traduzione e termini di contestazione».
Piccoli errori di traduzione possono causare grandi problemi come spiega Arika Okrent in «9 Little Translation Mistakes That Caused Big Problems». Nel corso dei secoli, le sviste e le cantonate dei nostri predecessori sono costate la vita a qualcuno di loro, hanno provocato la caduta di governi, fomentato inimicizie, influenzato dogmi e credenze religiose, o fatto condannare persone al carcere, come ci spiega Romolo Capuano nel suo inventario dei 111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo.
Un altro blog ci parla della responsabilità che grava sul mediatore linguistico che traduce in carcere, i cui svarioni in casi estremi hanno portato ad accuse, o addirittura a condanne, di persone innocenti. Per approfondire «Mediazione linguistica e tribunali: i rischi di tradurre in carcere».
Per i migranti che richiedono lo status di rifugiati, la traduzione può diventare una questione di vita o di morte. Translation, una pièce teatrale dell’artista russa Olga Jitlina, rappresentata per la prima volta a Venezia fra il 10 e il 14 di questo mese, tematizza i colloqui a cui sono sottoposti coloro che fanno domanda di protezione internazionale: eventuali incongruenze nella traduzione, anche minime, fra un colloquio e l’altro, possono costare il rifiuto della domanda e quindi condurre al respingimento del migrante.
Per finire
Dopo questa breve carrellata, con cui ho inteso fornire solo alcuni spunti, la parola passa come sempre a voi che leggete: arricchitela con le vostre riflessioni ed esperienze personali!
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