28 Nov Traduzione assistita: software proprietari o open source?
Lunedì 28 novembre negli Stati Uniti ricorre il Cyber Monday, giornata dedicata all’acquisto online, in particolare di computer e tecnologia. TradInFo coglie questa occasione per riflettere su una presenza ormai costante nella vita dei traduttori professionisti: i software di traduzione assistita, o CAT tool, computer assisted translation.
I primi a diffondersi, intorno alla metà degli anni Novanta, furono i software proprietari a pagamento, tuttora i più utilizzati. Solo in tempi recenti, invece, in seguito a una più larga diffusione dei sistemi operativi basati su Linux, hanno fatto il loro ingresso sulla scena anche strumenti open source.
Abbiamo interpellato due soci TradInFo, l’uno sostenitore della validità dei CAT tool proprietari, l’altra dei software liberi, chiedendo quali sono, a loro avviso, i punti di forza degli uni e degli altri.
Paolo Sebastiani e i software proprietari
Paolo Sebastiani, traduttore professionista (FR, EN, DE) con oltre 20 anni di esperienza e CAT tool-trainer ufficiale. Ha fondato la sua agenzia di traduzione, Eurolingua, nel 1994 e ha organizzato numerosi corsi di formazione su Wordfast, SDL Trados e Atril Dejavu in diverse città italiane. Ha, inoltre, tenuto numerosi webinar online su Wordfast-PRO, SDL Trados Studio, Dejavu e MemoQ.
«L’uso dei CAT tool è ormai una necessità imprescindibile per chi lavora nel settore della traduzione professionale, soprattutto se si tratta di traduzione tecnica o di qualunque altro settore nel quale la ripetitività delle frasi e delle espressioni linguistiche è una costante. Tramite il CAT tool, il traduttore professionista può memorizzare tutto il suo patrimonio linguistico in un file – la translation memory – sotto forma di frasi intere, oppure può memorizzare singoli termini in un secondo file chiamato glossario o TermBase.
Sul mercato esistono diversi tipi di CAT tool, da quelli più rudimentali e gratuiti – come OmegaT – fino a quelli più evoluti e sofisticati, che hanno un costo anche abbastanza elevato, come SDL Trados Studio 2017 oppure MemoQ o Wordfast PRO-4. Sta al traduttore professionale decidere se mettersi al passo coi tempi e imparare a usare questi strumenti software, oppure continuare a lavorare in modo tradizionale, rischiando di essere marginalizzato dal continuo avanzamento della tecnologia.
Fra i CAT tool commerciali possiamo trovare diversi software, come SDL Trados Studio, MemoQ, Dejavu oppure Wordfast. Il più popolare è senz’altro Trados, che è stato adottato dalla maggior parte delle agenzie e dei centri linguistici di tutto il mondo. Sia Trados che Wordfast, ma anche Dejavu, sono presenti sul mercato da oltre venticinque anni, essendo stati creati tutti e tre all’inizio degli anni Novanta. L’ultimo software nato, invece, è MemoQ: rilasciato per la prima volta nel 2006, negli ultimi anni ha visto crescere molto la sua popolarità e sta rapidamente recuperando terreno rispetto agli altri.
Fra tutti questi strumenti, tuttavia, SDL Trados Studio 2017 è il leader incontrastato: viene, infatti, utilizzato da oltre 185.000 professionisti nel campo della traduzione. Oltre a essere il più popolare e forse anche il più costoso, SDL Trados Studio è però anche il più potente e completo: questi i motivi del suo successo fra i traduttori.
In conclusione, credo che oggi non sia più possibile operare nel settore della traduzione professionale senza conoscere e usare i software di traduzione assistita. Trovo inconcepibile che ancora oggi molte scuole specializzate di traduzione e interpretazione non insegnino a utilizzare questi strumenti, o addirittura ignorino l’esistenza di queste tecnologie. Lo studente che si affaccia sul mercato rimane incredulo e basito quando si accorge che uno strumento così indispensabile per la sua futura professione non è stato per nulla considerato nell’ambito didattico della sua formazione specialistica».
Gloria Remelli e i software open source
Traduttrice per passione e professione, Gloria Remelli lavora con le lingue inglese e spagnola. Si occupa di traduzione tecnica (macchine industriali, energie rinnovabili) e medica. È alla continua ricerca di strumenti che aiutino a ottimizzare, migliorare e capitalizzare il suo lavoro.
«I software open source sono programmi con licenza libera gratuita che vengono incontro alle più svariate necessità: elaborare immagini, creare o modificare pdf, occuparsi di grafica, gestione della fatturazione e del proprio flusso di lavoro e molto altro ancora. Esistono software liberi anche per la traduzione assistita, la gestione di memorie di traduzione o di glossari, l’estrazione terminologica e altri aspetti che interessano la nostra categoria.
Per chiarire, quando si parla di open source ci si riferisce a software liberi e gratuiti i cui autori rendono pubblico il codice sorgente affinché qualunque programmatore indipendente possa ampliarlo o modificarlo. Queste tipologie si contrappongono ai software commerciali con licenza e/o a pagamento e anche al freeware, che è invece software gratuito – ma che potrebbe smettere di esserlo – il cui codice è chiuso e modificabile solo dal proprietario. L’etica della diffusione libera della conoscenza, contro la distribuzione a pagamento, è alla base del lavoro dei programmatori di software open source e può essere giudicata da ciascuno di noi.
Parlando di software open source nell’ambito della traduzione, dobbiamo citare OmegaT che, con il suo ventaglio di opzioni ancora più ampio nell’ultima versione, fa invidia ad alcuni software a pagamento molto più pubblicizzati. OmegaT è sviluppato da traduttori con la passione per la programmazione e non, come spesso succede, da programmatori che hanno poca familiarità con le reali esigenze dei traduttori.
Iniziamo subito a smentire una delle accuse spesso mosse ai software open source, cioè che abbiano opzioni limitate e che sia necessario servirsi di più programmi slegati per ottenere quello che altri software commerciali permettono in un unico ambiente. Questo oggi non è più vero e gli utenti di OmegaT lo sanno bene: nello stesso ambiente è possibile allineare file e trasformarli in memorie di traduzione, consultare glossari e memorie preesistenti e crearli in fase di lavoro.
Gli scettici del software libero, inoltre, affermano che questo richieda maggiore conoscenza dell’informatica e che sia necessario andare a spulciare su forum e gruppi di utenti per capirne il funzionamento. A questo proposito, mi chiedo se non influisca solo la difficoltà mentale di cambiare lo strumento con cui lavoriamo da tempo. Sicuramente nel mondo di oggi, per chi lavora con il computer è essenziale sviluppare una certa elasticità a cambiare strumenti. In questo possono essere utili i gruppi di utenti dei software liberi, spesso più efficaci nella risoluzione dei problemi rispetto al servizio di assistenza – talvolta a pagamento – di alcuni software commerciali.
Alcuni, infine, affermano che i software liberi possano funzionare solo per piccoli progetti. Eppure esistono agenzie di traduzione che utilizzano OmegaT come programma principale per gestire i propri progetti, anche multilingue. Certo, servono una capacità e una conoscenza del software da project manager, ma alcuni software liberi sono senz’altro in grado di rispondere a queste necessità. Se poi siamo traduttori freelance che collaborano occasionalmente con altri colleghi, potremo gestire progetti di gruppo con OmegaT tramite server SVN o, in modo ancora più semplice, condividendo i progetti sul cloud.
Spero di aver acceso in voi la curiosità per OmegaT e per l’open source in generale e segnalo un altro paio di software liberi utili per noi traduttori: Olifant (Okapi Tools) per la manutenzione delle memorie e Rainbow per l’estrazione terminologica. Personalmente, se questo Cyber Monday volete acquistare un costoso CAT tool, vi consiglio di investire il vostro denaro in altri modi, magari nella formazione con TradInFo!».
Queste le opinioni di Paolo Sebastiani e di Gloria Remelli per quanto riguarda l’uso di software a pagamento e open source.
E voi che tipo di software di traduzione assistita usate per il vostro lavoro?
Cinzia Sani
Pubblicato alle 14:51h, 28 NovembreComplimenti, gran bell’articolo!
Informazioni complete ed esaurienti da entrambi i relatori.
Personalmente io uso OmegaT principalmente per due motivi:
1. utilizzo un computer Mac e non tutti i software commerciali sono multi-piattaforma
2. condivido l’idea alla base dell’etica della diffusione libera della conoscenza, contro la distribuzione a pagamento, tanto che già 10 anni fa ho abbandonato Windows per passare a Linux (che ho ancora su un computer a casa, in caso di necessità).
Adesso utilizzo Mac e mi trovo benissimo anche perché si trovano moltissimi programmi open source.
Personalmente con OmegaT non ho mai riscontrato problemi né di limitazioni delle opzioni di lavoro né di necessità di conoscenze informatiche superiori né di limitazione del volume dei progetti.
Anzi con OmegaT negli ultimi due anni ho lavorato a diversi progetti multilingue e in team ed è andato tutto a meraviglia.
Certo anche i software commerciali hanno i loro pregi e sono utilissimi, ma forse visti i loro costi e il periodo in cui siamo potrebbero sinceramente ridurre il loro costo, altrimenti resteranno appannaggio delle agenzie di traduzione.
Grazie comunque ancora per questo articolo e per il blog.
A presto
Cinzia